“Che giganti?” Domandò Sancio Panza. “Quelli là” rispose Don Chisciotte “ con le braccia lunghe”. “Badi bene, sa “ rispose Sancio “che quelli là non sono giganti, ma mulini a vento, e quelle che paion braccia, son le ali, che mosse dal vento fanno andare la macina.”
Miguel de Cervantes, Don Chisciotte
L’unione fa la forza?
Spesso quando voglio fissare pensieri e riflessioni mi fermo a cercare la sintesi più vicina ad essi che condensino il significato in poche essenziali gocce. Una sorta di condensazione che trasformi pensieri aerei in parole liquide. La traduzione non è facile ma ciò che scatta immediata è la ricerca spontanea di una citazione, di una frase che illumini e concentri l’idea. Confesso che sono amante delle citazioni perché fin da piccola mi stupiva sempre che la nonna avesse una frase per ogni occasione della vita.“ Il detto antico non fallisce mai” iniziava serafica quando commentava l’accadimento del giorno la nonna Checchina, per poi snocciolare il pezzo di saggezza popolare che finiva sempre per sposarsi alla perfezione nel discorso sulla realtà che andava ad analizzare. Allora sorridevo, oggi credo che la forza dell’esperienza e l’eredità di chi ci ha preceduto sia sintetizzata in ciò che ci è arrivato, sia esso un detto popolare o un capolavoro riconosciuto, perché in quelle poche righe c’è sapore d’eterno che spesso ci permette di trovare un senso o ci porta a verità nascoste.
La fine dell’anno e l’inizio di uno nuovo è sempre un periodo di bilanci in cui si tirano le somme e io vorrei tentare una riflessione su un concetto che mi spinge da sempre in questa mia seconda vita da ottico: ma esiste davvero l’unione che fa la forza?
In questi ultimi giorni del 2019 dove gli auguri si mescolano ai pensieri, ai progetti per il futuro e alle preoccupazioni per una economia che procede incerta, il divario tra filiera indipendente e il mondo dei giganti nel settore dell’ottica se dal punto di vista economico diventa sempre più netto da quello strategico sembra seguire le stesse soluzioni su diversi livelli. Negozi monomarca, produzione diretta da parte dei proprietari dei brand, rafforzamento dell’identità dei marchi, potenziamento della comunicazione dalla parte dei grandi. Qualità del prodotto, ricerca di nuove soluzioni in ambito di design e innovazione, interesse e desiderio per la trasparenza della filiera da parte degli attori indipendenti del settore ottico, ma soprattutto una strategia che i grandi sembrano aver colto benissimo: la differenziazione.
Per noi attori della filiera di tutti i livelli differenziarci non è più una esigenza ma una necessità. Il punto è che forse esiste anche un rovescio della medaglia a cui bisogna stare molto attenti, una sorta di asso nella manica che può trasformarsi in un tallone di Achille. Se da un lato essere diversi e difendere la propria diversità è un vantaggio soprattutto per chi è piccolo e veloce, dall’altro porta ad una solitudine più facilmente attaccabile da chi ha le spalle grosse.
Mi spiego meglio.
Nel mio lavoro di ottico indipendente mi adopero per differenziare la mia offerta, il mio servizio e tutto ciò per cui i miei clienti mi scelgono. Ogni giorno ho ben presente che anche i miei colleghi indipendenti che scelgono di valorizzare la loro differenza senza affiliarsi o cedere i loro spazi all’appiattimento che offrono i grandi, non solo nella mia città ma anche in tutta Italia e oltre, fanno lo stesso lavoro ma ciò non mi spaventa anzi, mi da la carica per alzare ogni giorno di più la mia asticella. Essere unici comporta a mio avviso il coraggio di capire che gli altri non sono come te e tu non sei come loro. La consapevolezza della propria unicità cancella il timore che gli altri possano diventare come te e quindi guardi alla loro unicità con occhi attenti ma non invidiosi o spauriti, ammiri il loro coraggio, la determinazione e integri la tua esperienza in questa osservazione e ammirazione con la loro essenza. Riconoscere l’unicità altrui è una affermazione della propria, un arricchimento irrinunciabile e questa consapevolezza può portare all’unione di intenti per uno scopo comune più agilmente. Nella natura umana gareggiare, voler essere il primo, il più forte, il più veloce, il più bravo è naturale e a volte è anche necessario. Ma ci sono occasioni in cui operando insieme ognuno nella sua unicità, si può creare una bravura più grande raggiungendo un’eccellenza che gratifichi e premi tutti e anche ogni singolo io.
Perchè questa tirata semi-filosofica? La verità? Perché credo che molti dei problemi della filiera indipendente oggi partendo dal comparto di produzione in su, nascano dal fatto che si ha paura dell’altro e che questa paura non generi l’unione che servirebbe a renderla forte. Queste paure naturali e umane spesso vengono alimentate nel settore perchè una filiera indipendente (specialmente del Made in Italy autentico) forte e consapevole dei suoi mezzi darebbe abbastanza fastidio. Ecco che quindi la filiera indipendente si comporta come Don Chisciotte che si chiude in se stesso e vede i giganti imbattibili mentre potrebbe sfoderare la saggezza di Sancio Panza e vedere i mulini a vento.
Il mio augurio per questo nuovo anno così simbolico (due volte un numero 2, un 20 che si ripete due volte) è che porti a tutta la filiera indipendente una seconda possibilità e soprattutto che questa possibilità sia avvertita distintamente da tutti. L’augurio è di lavorare sul coraggio di essere se stessi e la consapevolezza che l’unione farà la forza e creerà la differenza.
“Tutti per uno, uno per tutti”