Essere o non Essere?

Ottica-DIECIDECIMI®-Glasstylist®-by-Konstantin-Kirillov
English text below

dal  numero di Novembre 2019 di Vedere International Italia

“… questo è il problema: se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli.”

 Shakespeare nell’ottica? Perché no! Per gli addetti ai lavori in questo settore in così forte cambiamento servono passione, forza d’animo e tanto coraggio e la letteratura, la filosofia e le lezioni dal passato possono accendere nel nostro sentire e sul nostro sentiero un faro sul futuro, come sovente accade.

Le dinamiche in gioco nel settore dell’ottica hanno portato noi ottici indipendenti a porci mille domande, a valutare mille possibilità di sviluppo del nostro mestiere, a migliorarci, a focalizzare e anche ripensare il nostro ruolo, la nostra professione che muta ogni giorno, in poche parole il nostro “essere”. Nuovi attori sono entrati in scena nella vita di tutti i giorni, figure che prima non c’erano ma che individuando nuove possibilità di sviluppo nel nostro lavoro si sono ritagliate una fetta considerevole di azione. Le possibilità aperte da internet, dai social network e dalla conseguente comunicazione velocissima e massificata che si snoda in gruppi facebook, blog, pagine, streaming video, tutorial ha supportato l’intraprendenza dei nuovi attori e proiettato velocemente noi ottici in una dimensione “altra” e per certi versi molto confusa.

Abbiamo consulenti per ogni singolo aspetto del nostro lavoro, che ci supportano nella vendita, nell’abbinamento degli occhiali, nella scelta delle lenti progressive, nella gestione dei conti e, in generale, in ogni aspetto del nostro business. Per farla breve: il nostro mestiere è stato analizzato in ogni singolo aspetto, smembrato e ogni pezzo è stato studiato a fondo per trovare soluzioni vincenti da consigliare. 

C’è tanto lavoro dietro lo studio dei nuovi attori e altrettanta passione nel cercare una strada, laddove una strada non c’era.  Dove voglio arrivare? 

A due semplici riflessioni: come cambia, dopo questo smembramento e  rielaborazione, il nostro “essere” ottici? Quante di queste consulenze per quanto appassionate sono già insite nel dna dell’ “essere” ottico e in quanto tali già di nostro appannaggio?

 Le esigenze di un settore completamente rinnovato rispetto a qualche decennio fa e in continua evoluzione, sta portando un po’ per volta il nostro “essere” ottici, per dirla alla shakespeariana maniera, a diventare un “non essere” a colpi di consulenze. Salvaguardando il lavoro di quei nuovi attori che realmente portano valore aggiunto alla figura dell’ottico e che si pongono al suo fianco (e non davanti) per supportarlo con argomenti interessanti e utili, trovo che il lavoro di concerto tra le nuove figure e l’ottico, in risposta ai mutamenti del settore, avrebbe più sostanza se l’ottico stesso ritornasse al centro di questo universo, se si insistesse maggiormente sulle competenze già presenti nella figura dell’ottico.

Capita di imbattersi sui social in commenti di consulenti che fondano il loro aiuto sulle scarse capacità dell’ottico e questa non può essere una buona strada per trovare soluzioni insieme. Dietro ogni ottico non c’è solo un semplice venditore ma c’è un professionista che ha studiato, ha investito tempo, ogni giorno investe esperienza e oggi sta brillantemente portando avanti il suo mestiere con passione e nuove idee, ampliando le sue conoscenze e abilità per restare al passo con i tempi, anche aprendo la porta del suo negozio a nuove collaborazioni.

Come sempre il rispetto è e deve essere un valore fondamentale che va continuamente e strenuamente difeso in questo settore, soprattutto nella fase evolutiva in cui siamo, per evitare di svegliarci una mattina e trovare gli ottici fuori dai loro negozi perché non è rimasto più nulla del loro ruolo che qualcuno possa rivendersi.

 La seconda riflessione si basa sulla reale necessità che tutti gli ottici abbiano bisogno di avere consulenza su tutto, su ogni singolo aspetto del proprio lavoro.  Abbiamo sottolineato e parlato a lungo di omologazione e di quanto invece la cifra dei piccoli attori di questo settore sia la differenziazione, l’unicità di se stessi e dei loro punti vendita. Gli ottici indipendenti posizionati al centro di questo universo dove le giuste consulenze diventano  strategiche, conoscono i loro punti di forza ma anche quelli deboli e possono selezionare il supporto di cui hanno bisogno così come fanno con i loro prodotti, aiutando a farsi aiutare. L’incontro tra professionisti che si riconoscono è sempre più fruttuoso e oggi è fondamentale focalizzare l’esigenza invece che generalizzarla.

L’”essere” dell’ottico rigenerato e arricchito da questa marea di soluzioni e consulenze dovrebbe insomma puntare a un mix ancora una volta unico, al cui centro c’è sempre la persona, la figura professionale. “L’essere più autentico”, l’identità dell’ottico dobbiamo sempre preservarla se vogliamo preservarne il mondo. Il rispetto fondamentale di cui si parlava prima dovrebbe scaturire proprio dalla consapevolezza nel settore che gli ottici che si avvalgono dell’aiuto dei nuovi consulenti lo fanno proprio perché sono i  primi a riservare rispetto a loro stessi, un rispetto che non va mai disperso e dimenticato proprio da nessuno.

 Essere o non essere nella concezione shakespeariana resterà sempre il dilemma eterno e anche per noi ottici si declinerà nella dicotomia “sopportare i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna”o “prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli”. Forse come spesso accade  la verità, la strada da seguire è nel mezzo, in quella zona in cui si guarda dritto avanti senza paura.

L’importante è come sempre trovare l’equilibrio. 

Ognuno il suo.

________________________ 

For my English friends

To be or not to be?

“…that is the question: whether ‘tis nobler in the mind to suffer the slings and arrows of outrageous fortune, or to take arms against a sea of troubles and by opposing end them.”

Shakespeare in the optics? Why not? For those working in this ever-changing sector, passion, fortitude and braveness are mandatory, and literature, philosophy and lessons from the past can switch on a light on our path like a lighthouse on our future, as they often do.

The dynamics involved in the optics sector have led us – independent opticians – wondering around thousands of questions, evaluating thousands of possibilities aimed to evolve our profession, to improve ourselves, to focus and rethink that role and profession of us that changes every day, in few words our “being”. New actors have entered the scene in our everyday life, figures that before were not there but that, by identifying new development opportunities in our profession, have carved out a considerable slice of action for themselves.

The possibilities opened up by the internet and social networks, and the consequent fast and uniformed communication that unfolds in Facebook groups, blogs, pages, streaming video, tutorials and so on and so forth, encouraged the initiatives of the new actors and quickly projected us opticians into an “other” and, in some ways, very confused new edge.

Today, we have consultants for every single aspect of our job: those who support us in the sales, in the frames selection, in the progressive lenses evaluation, as well as in managing our own P&L and, in general, in every aspect of our business. To make it short: our job has been analyzed in every single aspect, sliced to the bone, and each piece has been studied in depth to find winning solutions to recommend.

There is a lot of work behind the study of these new actors and just as much passion in chasing for a new street, where a street isn’t supposed to exist. Where do I want to go?

To two simple considerations: how does it change, after this business dismemberment and re-classification, our “being” opticians? How many of these recommendations, while being so passionate, are already inherent in the DNA of the opticians’ “being” and, as such, already our own prerogative?

The needs of a sector turned upside-down and completely renewed if compared to a few decades ago, and still in continuous evolution, is little by little bringing our “being” opticians to become a “non-being” – to put it to the Shakespearean way – by dint of business consulting. Safeguarding the job of those new actors who really bring added value to the figure of the optician and who stand beside him (and not in front of him) to support him with interesting and useful topics and advices, I feel like the collaboration between these new figures and the optician, in response to the changes happening in our sector, would have more substance if the optician starts claiming again for his role at the center of this universe, by leveraging more on the competences already available in the optician himself.

It happens to come across some social media comment from consultants grounding their advices on the optician’s lacking of knowledge, and this cannot be the best way to start finding solutions together. Behind every optician there is not just a simple salesman, but there is a professional who has studied, invested time and experience, and he is brilliantly pursuing his profession with passion and new ideas, expanding his knowledge and skills to keep up with the times, even by opening his own shop’s doors to new collaborations.

Respect is and must be, as always, the primary value that must be strenuously defended in this sector, especially in the evolutionary phase we are living, to avoid waking up one morning and finding opticians outside their shops because there is nothing left of the their role that someone can resell.

The second consideration props from the basics: do all the opticians really need advice on everything, on every single aspect of their job? We have stressed and talked at length about homologation and how much, instead, the worthiness of the small players in this sector is the differentiation, the uniqueness of themselves and their sales points. The independent opticians positioned at the center of this universe, where the right consultancies become strategic, know their strengths but also the weaknesses and can select the support they need just as they do with their products, helping to provide the support they really deserve. The concurrency between professionals esteeming each other is always more fruitful, and today it is fundamental to focus the need instead of generalizing it.

The “being” of the opticians regenerated and enriched by this flood of solutions and consultancies should, once again, aim at a unique mix, at the center of which is always the person, the professional figure. We must always preserve the identity of the optician, it’s own and most authentic “being” if we want to preserve his business.

The respect we mentioned above should derive from the awareness that those opticians who leverage from the new consultants’ support do it precisely because they are the first to believe and respect themselves, a respect that should never be lost and forgotten just by anyone.

Being or not being in the Shakespearean conception will always remain the eternal dilemma and also for us opticians declines in the dichotomy “to suffer the slings and arrows of outrageous fortune” or “to take arms against a sea of troubles and by opposing end them”.

Perhaps as often happens the truth, the route to follow, is the one in the middle, in that area where you can look straight ahead without fear.

As always, finding the balance is the main thing.

Each, his own