Un futuro da reinventare

Dal numero di Maggio / Giugno di Vedere International

Era il 29 ottobre e per la prima volta ho partecipato a un evento dedicato al Design e alle prospettive future. Sul palco dell’evento NEXT organizzato da Altagamma, realtà che dal 1992 promuove l’eccellenza, l’unicità e lo stile di vita italiani, si sono alternati personaggi incredibili di fama mondiale che si sono confrontati sul tema del futuro della creatività e del design. In quel momento nessuno immaginava che il futuro immediato ci avrebbe riservato una prospettiva così diversa da cui osservare il mondo che conosciamo e immaginare scenari così lontani e improbabili. Ebbene in questo mio breve scritto il cui scopo vuole essere la condivisione della personale esperienza di questo periodo, parto proprio da una frase di Buckminister Fuller che mi ero appuntata nel taccuino di quell’evento a cui ho partecipato, ironia della sorte, in compagnia del direttore di questa rivista che oggi ospita la mia riflessione, Isabella Morpurgo:

“The best way to predict future is to design it”.

Il precipitare della situazione tra l’evento che avevo organizzato nel mio negozio il 22 febbraio per festeggiare un cinquantesimo del MIDO che sfumava proprio in quelle ore e l’11 marzo quando ho deciso di chiudere il mio punto vendita nel cuore di Milano, mi ha portato a una condizione mentale insostenibile con la sola accettazione della realtà di clausura che mi si prospettava davanti. Lenire ansie e paure personali, quelle dei miei cuccioli d’uomo che mi guardavano spauriti mi ha messo a dura prova. La condivisione di questa condizione con tutto e tutti ha alimentato un istinto di sopravvivenza che si è presto tramutato in quella che è stata l’esperienza di RadiO-Ottica. Improvvisamente eravamo tutti a casa impreparati dietro a cellulari e pc ascoltando notizie terribili con un senso di impotenza difficile da gestire. Le ore libere da un lavoro a cui ti sei dedicato per anni sacrificandole, avevano un valore vuoto di quella spensieratezza che le rende tali. Così ho deciso di esplodere il mondo degli occhiali che ho imparato ad amare attraverso la voce dei protagonisti (produttori, designer, agenti, ottici, professionisti del settore) invitandoli a chiacchierare sulla loro storia e la loro passione, raccontandosi a me e a chi ci seguiva da casa per mantenere vivo quel mondo e noi con esso. Dalla personale constatazione che il mondo sarebbe cambiato totalmente fuori mentre noi eravamo chiusi dentro le nostre case, ho dato sostanza senza pensarci due volte alla volontà di portare con me ciò che non avrei mai voluto lasciare indietro. La sensazione è stata molto simile a quando in una situazione estrema ti chiedono di raccogliere le cose a cui non puoi rinunciare e per me nell’ambito lavorativo non si trattava di cose materiali ma di un mondo fatto di valori immateriali che creano i prodotti autentici ossia passione, fiducia, sincerità, lealtà. Lo scopo era quello di resistere insieme e trascinarci dietro quel mondo con forza ovunque la situazione ci avesse condotti. L’esperienza di condivisione si è trasformata di giorno in giorno e ci ha permesso di parlare in modo trasversale tra noi addetti ai lavori al cospetto degli utenti finali non solo del passato del settore dell’ottica, ma anche del presente su cui avevamo l’occasione di riflettere e il futuro tutto da progettare in meglio.

L’esperienza di RadiO-Ottica che ancora oggi continua come trait d’union con un momento che ha creato un prima e dopo nelle nostre vite personali e lavorative, mi ha insegnato tantissimo e oltre ad avermi salvata mi ha anche esposto alle critiche di chi ha pensato che non avessi di meglio da fare, non avessi affetti da curare o pizze da impastare. In  momenti di forte cambiamento c’è sempre chi ha interesse a mantenere uno status quo pregresso ma la storia ci insegna che indietro non si torna se non più consapevoli. Quale situazione migliore per focalizzarci su punti cruciali del settore dell’ottica e tentare di cogliere l’occasione per far luce? Non abbiamo ancora guadato questo fiume anzi siamo ancora in una pericolosa risacca che rischia di risucchiarci ma sono contenta che RadiO-Ottica e le sue chiacchierate abbiano influenzato e contaminato tanto da far parlare di “valore” prima che di “vendita” nel settore dell’ottica, ma questo è solo l’inizio.

Quale futuro abbiamo provato a disegnare nelle nostre chiacchierate a cuore aperto? Cosa mantenere e cosa cambiare? Su cosa puntare? Consapevoli che dai pensieri e opinioni condivisi e dal confronto nascono idee e convinzioni da cui si muovono i passi del futuro imminente, questi sono alcuni punti importanti su cui ci siamo soffermati.

La produzione di montature ovunque essa sia non dovrebbe prescindere dal concetto di onestà commerciale dichiarando la reale provenienza dei prodotti. Senza mezzi termini l’utente finale ha diritto a questa informazione per effettuare un acquisto consapevole e prima di essi ne hanno diritto gli ottici che garantiscono quel prodotto con la loro scelta.

La filiera di produzione dell’ottica italiana, vanto italico e grande risorsa dell’intero territorio, meriterebbe una legge sul made in Italy più stringente di quella attuale che garantisce la produzione sul suolo italiano delle lavorazioni prevalenti solo del 45% aprendo a una forbice ampissima a prodotti di fatto non italiani. Una legge del 2009 fornisce però ai produttori che svolgono tutta la lavorazione in Italia di dichiarare il 100% made in Italy nella presentazione dei prodotti. Perché non lo si fa? Perché non c’è interesse in questo senso a oltre 10 anni da questa legge?

Gli agenti di commercio nel settore dell’ottica, importante ruolo di congiunzione tra le aziende e gli ottici, possiamo identificarli come veri brand ambassador. La loro dedizione, conoscenza del prodotto e formazione è fondamentale per esplodere il valore del prodotto che veicolano sul mercato. Conoscerli meglio, ascoltarli e valorizzarli è necessario per poter meglio tutelare, trasmettere e girare quel valore al cliente finale. Le loro storie hanno dato una dimensione di come la collaborazione tra le varie figure che si snodano lungo la filiera sia fondamentale in questo settore se vogliamo mantenerlo vivo.

La figura dell’ottico è quella che con maggiore forza abbiamo esaminato e argomentato,  anche perché un futuro che non metta al centro in questo settore il ruolo dell’ottico porterebbe ad una realtà altra, fatta da grandi player che dominano senza bisogno di preservare ruoli e catene del valore, poiché il loro interesse è puntare dritto all’utente finale. Viviamo ancora una situazione ibrida dove sempre più netta è la divisione tra i mestieri: gli ottici che scelgono di farsi guidare nelle scelte e lasciano ampi spazi alle grandi aziende e ottici che invece vogliono presidiare tutti gli ambiti di loro appannaggio. Senza intenzione alcuna di fare classifiche di merito o importanza, abbiamo parlato della seconda categoria che identifichiamo come ottici indipendenti per scelta. L’errore che si commette spesso è quello di associare il concetto di indipendenza a prodotti indipendenti invece che a un modus operandi dell’ottico, una predisposizione personale alla libertà di azione nella propria attività. I prodotti indipendenti ossia estranei a determinate logiche del main stream non possono da soli identificare un ruolo nonostante possano essere una scelta più naturale. Il confronto con i tanti colleghi ottici che hanno partecipato in vario modo da ogni lato della penisola, ha permesso di fare tanta chiarezza su questo argomento importante, oggi ancora troppo contaminato da chi ha interesse ad appropriarsi della categoria anteponendosi come filtro indispensabile per la riuscita dell’impresa. Di altra tempra sono invece le figure dei consulenti veri che coadiuvano in background, senza bisogno di riflettori, il lavoro dell’ottico aiutandolo a mantenere e preservare il suo ruolo centrale ancora più fondamentale nel prossimo futuro.

L’utente finale, la sua consapevolezza, la cura della sua informazione, la fiducia che deve ancora meritarsi l’ottico del futuro che voglia davvero fare questo meraviglioso mestiere, questo è stato il reale punto focale e filo conduttore che ha percorso e tenuto insieme le chiacchierate di RadiO-Ottica perché non si può immaginare un mondo che non tenga conto delle persone in ogni ambito, ad ogni livello, ad ogni passaggio, prima durante e dopo i prodotti, gli interessi, il business e la convenienza.

Questo è il mondo che abbiamo voluto trascinare e proiettare nel futuro con RadiO-Ottica al grido di “la bellezza salverà il mondo”, quella bellezza declinata in tutte le sue forme e soprattutto nell’espressione del proprio essere che contribuisce naturalmente al raggiungimento un’armonia più grande.

Questo l’imprinting con cui andremo avanti.

Sempre.