Non vi resta che il Jolly!

Non esiste preventivo per quantificare il costo di correttezza, professionalità e passione e se non si è in grado di apprezzarle non resta che giocarsi il jolly

A volte per descrivere ciò che accade bisogna rifugiarsi nelle prime ore del mattino, in quella frescura tiepida e silenziosa in cui i primi raggi di sole, forieri di una nuova caldissima giornata, aiutano a vedere le cose da una prospettiva diversa, almeno in termini di quanto si è disposti a scendere a patti con la diplomazia necessaria per farsi comprendere.

Accade che tutte le situazioni si possono affrontare soprattutto quando si è convinti dei propri mezzi e del valore delle proprie scelte, ma a volte confrontarsi dal vivo con le dinamiche che vengono messe in atto senza vergogna, senza il minimo senso di correttezza, di professionalità da chi si descrive come una realtà affermata nel settore dell’ottica è davvero svilente e richiede lo spazio di qualche notte per aprirsi al confronto.

Mettiamo che un tuo cliente decida di avvalersi dei servizi della catena tedesca che da qualche anno ha deciso di colonizzare lo stivale; ordina lenti progressive come quelle che gli hai fornito tu mostrando il certificato di garanzia del prodotto che tu gli hai correttamente consegnato. Mettiamo che dopo aver tentato di vendere lenti dello storico marchio tedesco in bella mostra sulla vetrina su cui la suddetta catena si vanta di avere “la corsia preferenziale” (loro parole) le lenti non funzionino e il cliente chieda “il rimborso DIECIDECIMI®-Glasstylist®-01.jpg totale” come politica e leva commerciale recita su sito, social, post e tutto ciò che serve a dire al cliente che quello è un tentativo “…poi se non riusciamo al massimo ti ridiamo i soldi”. Ma accade che un attimo prima di aprire il cassetto per restituire fisicamente il denaro (è accaduto proprio così) il dipendente di turno tiri fuori il jolly che recita la fatidica “ultima spiaggia” per richiudere il cassetto: “Vada dal suo ottico, si faccia fare il preventivo e noi le garantiamo il prezzo più basso”….

Credo che ci siano poche parole, anche nella frescura del mattino e con i raggi forieri di una nuova giornata, che descrivano il senso di disagio che provo nel pensare che questi signori credano di fare lo stesso lavoro che faccio io e tanti colleghi che questo mestiere lo fanno davvero e soprattutto lo rispettano e lo amano veramente. Questo mondo infimo, nutrito in ogni angolo del settore, dove tutto è rapportato al prezzo e trasferisce al cliente finale “il nulla” che bisogna solo cercare di pagare di meno vogliamo davvero guardarlo e basta e sviliti girarci dall’altra parte?

Come tanti ottici indipendenti ripeto sono ben consapevole di fare un altro mestiere e che non si può combattere lo strapotere commerciale delle catene come non si può combattere l’ignoranza. Ma da persona intelligente la quale mi reputo di essere, unitamente ai miei colleghi, mi chiedo come sia possibile che il settore accetti questi metodi e in qualche modo li sostenga parlandoci nei rotocalchi quotidiani dei successi di questi imprenditori e conti meticolosamente le aperture lungo lo stivale attribuendo abilità imprenditoriali che non dovrebbero mai prescindere da valori come la correttezza nei confronti del mercato e ancora di più del cliente finale. Come è possibile che le scuole di ottica e optometria aprano le porte a questi signori permettendo loro di andare a plasmare prezioso materiale umano pronto a lanciarsi in un mondo che gli descrivono come una grande opportunità, ma che poi cela una filosofia di lavoro che recita “vai dal tuo ottico e in ogni caso noi ti facciamo il prezzo più basso”? Dove sono gli insegnamenti che ancora echeggiano nello loro giovani teste su etica, professionalità, correttezza nel lavoro, passione e competenza per risolvere problemi e dare soluzioni di benessere visivo a un cliente, quando si viene trascinati da dentro a quelle stesse scuole in realtà dove per “politica aziendale” si parla non di valore ma di prezzo e più basso indipendentemente da ciò di cui il cliente ha bisogno?

Ma perché spendete soldi per piantare alberi e lavarvi la faccia con tendenze green ed esotiche leve commerciali invece di investire in qualche quintale di correttezza che siete anche costretti a dividere tra i punti vendita attualmente aperti nel nostro bel paese e quelli che il piano di business vi dice di aprire? Pensateci che forse rischiate di assomigliare in lontananza all’idea di un negozio di ottica che merita un cliente italiano.

Ormai i raggi del sole che mi investono sul terrazzo sono caldi….e il tempo che volevo dedicare a questa riflessione è scaduto. Ma tanto ci sarebbe da dire e da fare se solo le belle parole che si spendono sui tavoli di discussione di congressi di ogni genere trovassero anche solo la strada verso la coerenza nell’azione quotidiana. Tanto per chiudere in franchezza…queste iniziative sono di appannaggio non solo della catena tedesca, ma anche di tutte le altre e ahimè anche di piccole realtà che hanno perso la bussola all’inseguimento del cosiddetto “libero mercato”.

Signori, la correttezza costa, la professionalità costa, la passione nel proprio lavoro costa. Non esiste un preventivo che si possa fare per quantificarle e se non si è in grado di apprezzarle è giusto che vi giochiate il jolly.

Franca

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