Ieri sera a RADIO OTTICA abbiamo ospitato con grande piacere la testimonianza di Domenico Concato di Puntoottico Humaneyes. Domenico è stato un pioniere nella “formula” dell’ottico indipendente e come in tutte le belle storie la sua nasce da una difficoltà iniziale che è diventata per lui una grande opportunità di crescita professionale.
Ma andiamo con ordine.
Domenico si affaccia al mondo del lavoro con l’esperienza di famiglia alle spalle nel settore del commercio di preziosi e orologeria. Nell’attività di famiglia il valore intrinseco della materia prima, l’estetica dei prodotti, l’attenzione e la competenza nei rapporti umani avevano creato un imprinting indelebile che Domenico si è portato dietro nella sua attività imprenditoriale nel settore dell’ottica e che gli ha consentito di rispondere prontamente alle prime difficoltà incontrate. Era il 1991 e nel settore gli occhiali griffati arrivavano con grande impeto ma non avevano un distribuzione degna del loro nome e l’affollamento nei negozi era cospicuo. Domenico apre il suo primo negozio ad Alte Ceccato in provincia di Vicenza e si vede negare la possibilità di avere gli occhiali di una collezione legata al nome di un noto stilista. Questo episodio anziché chiudere una porta ha spalancato un portone: quello del primo negozio che ha iniziato a fare ricerca e proporre marchi indipendenti. E’ così iniziato il suo viaggio verso la definizione di concetti come “identità” del punto vendita, “rispetto” dell’oggetto, della collezione e della filosofia dei brand selezionati in negozio.
L’idea è vincente al punto che si ripete in sei punti vendita in Italia e due negli States.
Nella nostra chiacchierata abbiamo trattato i punti salienti dell’esperienza di Domenico che, con grande spirito di condivisione tipica degli ottici indipendenti che conoscono il valore delle loro idee e della loro unicità, ci ha raccontato aneddoti e dato qualche suggerimento che si aggiunge a quanto la sua presenza comunica da sola: puntare su poche collezioni rendendo loro il rispetto dovuto con un assortimento adeguato e la cura dei prodotti iconici che conferiscono valore al punto vendita. “Il lusso è qualcosa che dura nel tempo e lo puoi riparare” questo il pensiero di Hermes che meglio definisce il concetto di un oggetto di valore ci ricorda Domenico. Così ci troviamo a concordate sul valore delle riparazioni che gli ottici offrono come servizio e continuano a mantenere proprio per questo concetto di valore che gli oggetti portano con se. Spesso oggi le riparazioni vengono operate come un servizio al cliente proprio per poter trasferire l’idea della cura che meritano gli oggetti come gli occhiali. Certo ci si trova spesso a riparare premontati che non consentono per loro natura di essere riparati, ma lo facciamo per dare un messaggio di vicinanza e far capire che la strada della riparazione abbandonata per anni per le logiche commerciali alle quali preferivano la sostituzione veloce del pezzo rotto, vogliamo tenerla viva e oggi più che mai nel mondo che ci troveremo a vivere avrà un grande valore dal punto di vista economico, ma anche etico e in genere di rapporto tra uomini e prodotti intesi come contenitore di tutti i processi che li portano in vita.
Domenico ci ha raccontato anche del progetto che lo vede coinvolto in prima persona dal 2012 quando è iniziata la collaborazione con Jack Durand. L’intera collezione viene prodotta oggi in Italia a Montecchio Maggiore (dopo essere trasferita dal suolo francese) con una cura e una attenzione che è arrivata anche a risplendere la notte degli Oscar quando Spike Lee, cliente del negozio newyorchese di Domenico, ha sfoggiato il suo ormai iconico occhiale Jack Durand viola alla cerimonia di premiazione. Una grande soddisfazione per Domenico e per tutto il team di Puntoottico che compatto segue e supporta ed è fortemente coinvolto in questo bellissimo progetto di successo.
Le visioni sul futuro che abbiamo condiviso con Domenico parlano di un momento molto lungo e difficile da affrontare, ma siamo certi che abbiamo gli elementi per rispondere con la forza che ognuno di noi ha dentro, quella che viene fuori quando ne hai più bisogno, all’improvviso, soprattutto davanti a una porta sbattuta in faccia dalla realtà.
Grazie Domenico.