La puntata numero 13 di RADIO OTTICA ha visto il confronto tra ottici indipendenti che da tre realtà diverse e distanti chilometri (Firenze, Altamura, Milano) hanno tracciato confini e provato a dare il nome al lavoro che ogni giorno, intendendo quello operato fino a ieri rispetto a questo tempo sospeso, hanno svolto nei loro punti vendita. Questa prima esperienza di confronto tra colleghi ottici dove per “ottico” si intende l’anello che chiude il cerchio del valore che stiamo analizzando in lungo e in largo consegnando con il suo lavoro gli occhiali come prodotto di una somma di aspetti valoriali al cliente finale, la ripeteremo molto spesso con l’aiuto di tanti altri colleghi. La bontà del confronto che vi abbiamo proposto va ben oltre i quasi 60 minuti di una diretta che è stata molto seguita. In questo momento a nostro avviso ha poco interesse evidenziare i numeri di visualizzazioni, like e commenti, ciò che ci piace sottolineare invece è l’alto valore dell’interesse intorno a un argomento “ottico indipendente” e cosa si intende utilizzando questa terminologia. Personalmente posso dire che questo valore ho potuto apprezzarlo fuori dalla diretta stessa e testimoniarlo a microfoni aperti.
Ho parlato con Elena Lenzi non più di 3 giorni fa mentre il suo negozio lo conoscevo bene e ne ammiravo la forte energia e identità che sprigiona nel settore. Conoscevo Sabino Bux da più tempo ma è bastato un messaggio per ottenere un paio di minuti dopo l’invio il suo ok per la diretta a tre. La facilità e la naturalezza con cui abbiamo chiacchierato, ci siamo confrontati, abbiamo tentato di rispondere alle domande è il primo elemento che voglio sottolineare che ha realmente comunicato ieri sera più di mille parole.
“Il pensiero indipendente è alla base di qualsiasi attività che si definisce tale, se c’è lo si può perseguire e iniziare un percorso per step che ti apre un modo stimolante e creativo di operare in questo settore ” questo il punto di partenza di Elena Lenzi che dalla sua esperienza imprenditoriale quasi ventennale in provincia di Pistoia ha aperto insieme ai fratello il negozio “I Visionari “ in una vecchia cartoleria a Firenze. “La forte identità è una scelta naturale per un ottico indipendente e la si evince in ogni singola fase della vita in negozio: dal controllo alla selezione dei prodotti, alla proposta di vendita, alla modalità di gestione e di comunicazione in una sorta di visione a 360 gradi che non delega nulla nelle mani altrui a meno che non ci sia una condivisione di intenti” continua Elena sottolineando che le verrebbe difficile pensare e agire diversamente da così.
Sabino che comunica il suo punto vendita ad Altamura rinnovato da pochissimo proprio con il concetto di casa (Casa Bux) in cui invita il cliente a vivere lo spazio come suo, rafforza l’idea dell’identità come cardine attorno al quale gira tutto il mondo di un ottico indipendente. “Fare molta ricerca è un aspetto molto importante per l’ottico indipendente, non aspettare il rappresentante di turno per vedere prodotti nuovi. Non basta nemmeno fare il tentativo di comprare l’occhiale di tendenza senza crederci e abbandonarlo al suo destino in una rastrelliera con lo scopo di darci conferma che in fondo non funziona”. Anche Sabino parla di una visione personale del lavoro, del punto vendita, della proposta che facciamo al cliente finale a tutto tondo, una visione che in questo momento può essere intesa come un piccolo atto rivoluzionario nei confronti di un sistema che ha ingabbiato il settore in stereotipi ridondanti che comunicano come un disco rotto banalizzando il nostro core business, una banalizzazione svilente specialmente per chi come noi separa spesso i due termini. “Ogni rivoluzione è spinta dai sentimenti e dalla forza di volontà che alla fine muove ogni cosa” chiosa Sabino.
Tanti gli argomenti trattati e tanti altri solo accennati…servivano 3 ore di diretta e non sarebbero nemmeno bastate. Possiamo ancora oggi parlare del mestiere di “ottico” come accezione che identifica tutte le realtà che un cliente finale si trova di fronte? Ecco forse non più. Sono due i mestieri che si delineano nettamente nella realtà senza voler delimitare una zona tra ”buoni e cattivi o fighi e meno fighi” per utilizzare le esatte parole della titolare di Ottica DIECIDECIMI, Franca Bochicchio. “Non si tratta di riservare poco rispetto nei confronti di colleghi che hanno scelto strade che abbracciano la filosofia delle grandi aziende di entrare in sistemi di controllo e gestione esterna di prodotto, della sua disposizione nelle vetrine o sulle rastrelliere, della sua rotazione e della sua comunicazione. La volontà è solo quella di dire forte e chiaro che ci sono ottici per la precisione quelli con la vocazione all’indipendenza per usare un termine “lenziano” che si occupano di ogni aspetto delle loro realtà e non per necessità ma per scelta. Ottici che credono fortemente nell’identità di se stessi e del loro negozio, una Identità che imprimono ogni giorno e ad ogni passo per passione, per volontà di trovare formule uniche che rispecchino l’unicità del cliente finale, per il desiderio di dare voce a prodotti che provengono da sistemi meno “strutturati” ma con valori intrinseci di prodotto, valore di abilità e competenze e di valore umano attraverso le cui mani passano tutti questi elementi che poco hanno a che vedere con la logica del main stream.
Abbiamo parlato della disputa tra cassetto e rastrelliere, abbiamo parlato di come immaginiamo il futuro e del concetto di professionalità a tutto tondo che non può, a nostro modestissimo e democraticamente libero avviso, prescindere dal coinvolgimento dell’ottico in ogni azione della sua realtà.
Tutto ciò che si lascia al libero arbitrio esterno rischia di farci diventare qualcosa di diverso da noi stessi e semplicemente non è quello che vogliamo essere.
Tutto il resto shakespearianamente parlando è silenzio.
Grazie di cuore a Elena e Sabino per questo confronto a mente aperta.
Franca